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La Turchia del futuro

Un antico proverbio turco dice che l’uomo è saggio quanto la sua testa, non quanto la sua età. Il calcio, con pregi e difetti, ha messo in atto un insegnamento simile da molti anni ormai, seppur con alcune preferenze geografiche nella quale l’oriente, per via anche di una cultura calcistica in divenire, è sempre stato ai margini. Ma il vento sembra essere cambiato in Turchia, dove ad un campionato ad alti livelli, allineato economicamente all’élite europea (12 billioni di investimento, 100 paesi di diffusione), si sono unite qualità e bellezza.

La Turkish Super Lig attira sempre più talenti esteri ma spesso ha penalizzato la fioritura dei giovani, schiacciati dai contratti faraonici per le stelle europee e partiti troppo presto per poterseli godere in patria. Si passa così da Under e Çalhanoğlu, ormai noti dalle nostre parti, formati e plasmati nel Altınordu Spor Kulübü — club di seconda divisione con una tradizione di campioni alle spalle — all’acquisto di Cenk Tosun (22 milioni dell’Everton) passando poi per le scommesse che l’Europa inizia a prendersi (Mehmet Zeki Çelik, giunto al Lille in estate per 2,5 mln e pistato già da Bayern ed Atletico Madrid). Dietro c’è un movimento in costante fermento, con tanti ragazzi pronti a mettere a ferro e fuoco i migliori campionati del mondo.

Numero Diez ha selezionato quelli che potrebbero essere i cinque talenti del futuro: un portiere, un difensore e tre centrocampisti, tutti e tre mancini e dalla bellezza di tocco che è ormai merce pregiata.

Altay Bayındır — PORTIERE — 1998 — MKE Ankaragücü Spor Kulübü

Il portiere è in assoluto il ruolo più difficile dove carpire il talento con anticipo: una parata può salvare una partita, ma spesso può essere frutto di una sommatoria di cose che si allontanano dal talento e dall’analisi di un giocatore. Bisogna capire come pensa, come interviene, come anticipa e se ha coraggio. Al momento Altay Bayındır non tradisce nessuno di questi crismi. Sarà l’aria dell’Anatolia, ma Altay spesso è felino nei suoi interventi, provvidenziali e senza fiato, da spavento sfiorato misto a felicità. Può ricordare De Gea per l’impossibilità gravitazionale di alcuni gesti, ma ha anche coraggio nelle uscite ed è spesso sicuro e roccioso come una colonna di Efeso. La rotazione costante con gli altri tre portieri, alquanto anomala nel calcio di oggi, gli permette di essere sempre sulle spine e non ci permette di visualizzarlo con certezza come un futuro campione avendo giocato 8 partite in totale. Se è un’entrée, fa già venire l’acquolina in bocca.

Adem Doğan — difensore centrale — Kayserispor Kulübü — 2001

Se una rondine non fa primavera, figurarsi cosa sono dieci minuti di esordio in campionato, avvenuto il 24 novembre contro l’Alanyaspor. Ma Adem Doğan è già un’eccezione: esordire a 17 anni, in una squadra che non rappresenta l’élite turca né sforna giovani come Fenerbahçe o Galatasaray, vuol dire essersi guadagnato una certa fetta di futuro. Fisicamente solido ma privo di esperienza e di malizia, bisognerà seguire le scelte di mister Karaman durante l’arco dell’anno per metterlo alla prova. Al momento vale 100.000 euro, che per questo mondo sarebbero un azzardo più che parsimonioso.

Emre Kılınç — centrocampista/ala — Sivasspor — 1993

È il più “vecchio” della classifica (24 anni), ma è quello che forse merita più giustizia. 174 centimetri di qualità, perché a parte un sinistro pregiato ed una gran capacità di calcio, sono gli assist il suo forte, gli stessi che hanno permesso a Robinho di avere una seconda, se non terza, vita in Anatolia. Vediamo tre piccoli frame che mettono in mostra alcune delle sue caratteristiche: controllo palla, sempre attaccata al mancino, cambio di passo e precisione nel cross. Perfetto per un 4–2–3–1 dove può partire da sinistra o tagliare in mezzo.

Quest’anno è a quota 5 gol in campionato e 4 assist, ma si è anche fatto notare per le chiusure ed i raddoppi in difesa e per la capacità di leggere il gioco e farsi trovare sempre smarcato. Il Lille ci aveva pensato, ma era il Fenerbahçe la candidata numero uno. L’asta dovrebbe scatenarsi quest’estate e non è detto che alla fine Kılınç non emigri verso altri orizzonti. Il suo prezzo va dai 3 ai 5 milioni, l’età dovrebbe permettere un esborso misurato ma meno rischioso di altri.

Abdülkadir Ömür — centrocampista laterale — Trabzonspor — 1999

Il ventenne più promettente di tutto il campionato. Nonostante l’età, sembra già pronto per un grande salto e sono tanti i fotomontaggi che in Turchia si divertono a rappresentarlo in maglia Liverpool. È un centrocampista laterale puro, può essere il quarto in un 4–4–2 o un trequartista in caso di 4–2–3–1. Ha rapidità, freddezza se pressato e non disdegna passare sul destro per poter arrivare al cross quando gli avversari lo chiudono sul piede forte ed è forse questo che lo rende devastante sulla sponda destra del campo. Occhio anche alle sue finte di corpo se dà le spalle all’avversario, è il suo mezzo migliore per collimare una stazza fisica limitante (168 cm) ed un fisico ancora da mettere a punto. Anche per lui l’asta partirà quest’estate, con un prezzo che potrebbe schizzare sorprendentemente. Trabzonspor-Galatasaray di domenica potrebbe essere un’ottima occasione per vederlo all’opera in un match importante.

Yusuf Yazıcı — centrocampista centrale — Trabzonspor — 1997

Non a caso il nostro uomo copertina. Anche lui esce dalla fucina Trebisonda ed è maturo per una nuova avventura. È il capitano del Trabzonspor, è il regista e dai suoi piedi passano i palloni più importanti della squadra. Non è il regista classico, preciso in uscita ma compassato, ma preferisce piuttosto muoversi e strappare il campo per collegare difesa e centrocampo. Come prospetto è duttile, perché gioca da regista quando il Trabzonspor si schiera con il 4–4–2, spesso al fianco di Onazi che gli garantisce copertura, mentre si sposta sulla trequarti in caso di 4–2–3–1, quando José Sosa prende il suo posto in mediana.

È stato anche utilizzato come centrocampista in un ipotetico 4–1–4–1. In ogni caso, se gioca da arretrato è un’assicurazione per “pulire” la palla e rigiocare con serenità, mentre 30 metri più avanti assicura l’ultimo passaggio agli attaccanti.

I turchi possono starne certi: il futuro sarà più che roseo.

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